CSE SANITÀ PIEMONTE: “IL DIRITTO ALLA SALUTE NON PUÒ ESSERE UN PRINCIPIO A SOVRANITÀ LIMITATA”
19 Giu 2025 - notiziari alessandria asti, Sanità, slider
CSE SANITÀ PIEMONTE: “IL DIRITTO ALLA SALUTE NON PUÒ ESSERE UN PRINCIPIO A SOVRANITÀ
LIMITATA”
Si è tenuto oggi, presso il Grattacielo della Regione Piemonte, L’incontro propedeutico sul Piano Socio
Sanitario 2025-2027 tra l’Assessore regionale alla Salute Federico Riboldi a cui hanno partecipato anche
rappresentanti di CSE Sanità Piemonte, nella persona della Coordinatrice regionale Stefania Gallo, affiancata
dal componente della Segreteria nazionale Alessandro Campanino.
L’incontro si è svolto nell’ambito del percorso partecipativo promosso dalla Regione per la definizione del
Piano Socio Sanitario Regionale 2025-2027. In questa occasione, l’Assessore ha illustrato il documento
propedeutico predisposto dalla Giunta, sottolineando che esso rappresenta solo una base iniziale e che dovrà
essere integrato dalle osservazioni e proposte degli oltre 300 stakeholder coinvolti.
L’Assessore Riboldi ha inoltre dedicato parte del suo intervento alla situazione economico-finanziaria della
Regione e, in particolare, delle aziende sanitarie piemontesi. Ha sottolineato come, negli ultimi anni, il settore
sanitario pubblico regionale abbia registrato un incremento di circa 4.000 dipendenti, specificando che tale
aumento – frutto di nuove assunzioni – è stato uno dei fattori determinanti dell’attuale situazione critica dei
bilanci delle ASL piemontesi.
CSE Sanità Piemonte esprime profondo dissenso su questa visione. In un contesto caratterizzato da anni di
blocco contrattuale e di assunzioni, 3.600 nuovi operatori rappresentano solo una goccia nel mare delle
gravissime carenze di personale e organizzative. Il problema non è tanto l’aumento degli addetti, bensì
l’assoluta mancanza di una governance seria, sia a livello regionale che aziendale, e una gestione affidata
troppo spesso a figure prive della necessaria competenza o di una reale visione di servizio pubblico esclusivo
alla nazione.
CSE Sanità Piemonte ha accolto l’invito al confronto, ma non ha mancato di esprimere la propria visione
critica e preoccupata rispetto all’attuale stato del Sistema Sanitario Nazionale e, in particolare, del sistema
sociosanitario piemontese.
Nonostante gli sforzi dichiarati, la realtà dei fatti continua a restituire un quadro di grave arretramento del
servizio sanitario pubblico: servizi territoriali deboli o frammentati, liste d’attesa sempre più lunghe,
personale insufficiente e spesso demotivato, cronicità del Sistema di salute mentale e carceraria
completamente marginalizzate, una continua spinta verso l’ospedalizzazione e il ricorso improprio ai pronto
soccorso, in assenza di una vera rete integrata di assistenza territoriale.
In Piemonte, questa situazione è acuita dalla mancanza di una governance unitaria e partecipata, da
un’integrazione sociosanitaria più dichiarata che reale, e da un rapporto pubblico-privato sempre più
sbilanciato, dove le strutture accreditate operano spesso in assenza di standard contrattuali, salariali e
organizzativi omogenei rispetto al sistema pubblico.
Come CSE Sanità, ribadiamo che la tutela della salute deve tornare a essere un diritto universale, non
soggetto a logiche aziendali, a vincoli di bilancio o alla disponibilità economica dei cittadini. Il principio sancito
dall’art. 32 della Costituzione deve essere garantito a ogni livello: dalla salute mentale alla lunga degenza,
dalla presa in carico delle fragilità fino alla prevenzione e alla medicina di comunità.
CSE Sanità presenterà entro il 20 giugno le proprie proposte formali alla Regione e chiederà contestualmente
un incontro di approfondimento con l’Assessore Riboldi e i dirigenti di settore competenti, per poter illustrare nel merito le istanze raccolte nella nostra piattaforma rivendicativa.
Non possiamo tuttavia non rilevare, con rammarico, che in quasi un anno dalla nomina dell’Assessore Riboldi,
la CSE – pur pienamente rappresentativa e radicata nel territorio – non sia mai stata convocata ai tavoli di
confronto con le parti sociali. Una scelta inspiegabile, che rischia di compromettere la credibilità di un
processo che dovrebbe fondarsi sulla partecipazione e sul riconoscimento effettivo delle realtà sindacali.
La nostra azione continuerà con determinazione. Non esiste sanità pubblica senza ascolto, senza rispetto per
chi lavora e senza risposte per chi ha bisogno.
Per il Coordinamento Territoriale
CSE SANITA’-FLP Regione Piemonte
Stefania Gallo